Sbagliare strada (con Marcello Ascani)
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Che bello che è scegliere male
Oreste è un personaggio della mitologia greca semplice. Prova emozioni intense e nette, la sua vita è retta da valori forti come il granito e sa sempre cosa fare: insomma, niente dubbi. Quando sua madre e suo zio assassinano suo padre, uccide entrambi senza esitare.
Nel mondo di Oreste gli dèi e le classi sociali definiscono il futuro delle persone. Ma il nostro mondo è decisamente più incerto. Secondo il sociologo Ulrich Beck, il progresso tecnologico ha favorito lo sviluppo di una “società del rischio”, in cui i problemi sono diventati più grandi, più interconnessi e più difficili da affrontare: quello che succede dall’altra parte del mondo ha grosse conseguenze sulla nostra vita.
Non abbiamo mai avuto così tante possibilità davanti a noi, ma oggi ogni decisione sembra comportare un pericolo potenziale: per questo scegliere è così difficile.
Quella che una volta era la “biografia normale” di una persona, definita in modo standard dalla famiglia, dalla comunità e dalle regole corporative, è diventata una “biografia del fai da te”1. Tra lavoro precario e instabilità geopolitica, dobbiamo trovare il tempo di progettare la nostra vita, elaborare piani a breve scadenza, improvvisare, adattarci, porci degli obiettivi, incassare le sconfitte e ricominciare.
Camminiamo avanti e indietro su un tabellone, come nel gioco dell’oca. Solo che al posto dei dadi ci sono le nostre scelte.
Facciamo un gioco
Parti dalla prima domanda e segui le indicazioni: il percorso cambierà in base alle tue risposte.
Le regole non le facciamo noi
La paura dei percorsi non lineari e di quelli lineari non tiene conto di una cosa: siamo responsabili di quello che ci succede solo fino a un certo punto. Le colpe e i meriti che sentiamo di avere non dipendono mai soltanto da noi, anche quando nascono da decisioni che abbiamo preso.
Ne abbiamo parlato con Marcello Ascani (@marcelloascani), content creator, videomaker e imprenditore. La sua è una di quelle carriere che possono mettere in soggezione, perché è stata molto rapida e molto “di successo”: ma per fortuna stiamo imparando che paragonare i curriculum è un esercizio sciocco.
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Oi vita, oi vitamina
Dedichiamo anni di vita a cose più o meno belle, come leggere un libro o cercare oggetti che abbiamo perso. Ne passiamo circa 10 lavorando. Per farlo in compagnia del benessere mentale ci servono almeno due cose: la piacevolezza dell’esperienza e livelli non troppo alti di arousal (cioè quello stato in cui il nostro sistema nervoso si impegna a fornirci la dose massima possibile di motivazione, concentrazione e prontezza)2.
Secondo lo psicologo Peter B. Warr ci sono 12 aspetti della vita professionale che incidono sul nostro benessere, e che dovremmo dosare e combinare con attenzione.
Sono:
l’opportunità di controllo personale sul nostro lavoro;
l’opportunità di utilizzo delle competenze che possediamo;
la qualità delle richieste specifiche che riceviamo dall’ambiente;
la varietà di richieste e obiettivi;
la chiarezza in merito al nostro futuro, al nostro ruolo, ai compiti da svolgere, alle conseguenze dei nostri comportamenti;
la possibilità di interazione con le altre persone;
la disponibilità di denaro;
la sicurezza fisica;
la posizione sociale ben valutata;
il supporto del/della superiore;
l’opportunità di fare carriera e realizzarsi;
l’equità e la giustizia distributiva.
Warr paragona i primi sei elementi alle vitamine D e A che, se ricevute in sovradosaggio, hanno effetti negativi sul nostro organismo. Gli ultimi sei invece somigliano alle vitamine C ed E, che fanno bene anche se ricevute in eccesso.
Comodo, ma non troppo
Bilanciare questi valori richiede un adattamento costante, difficile da realizzare visto che siamo esseri estremamente abitudinari. Mentre aspettiamo che l’evoluzione elimini questo tratto dal nostro codice genetico, possiamo fare due cose: ritagliarci delle “sacche di abitudine” che possano fungere da posto sicuro ed evitare la solitudine, per non sentirci inermi davanti al cambiamento.
Il sociologo Robert K. Merton individua 5 modi di adattamento possibili3:
La conformità. La percorriamo quando usiamo mezzi istituzionalizzati per arrivare a una meta culturalmente condivisa.
L’innovazione. Scegliamo questa strada quando puntiamo a una meta culturalmente condivisa servendoci di mezzi non socialmente prescritti.
Il ritualismo. Seguiamo tutte le regole sociali ma senza perseguire gli obiettivi che comportano: ad esempio, siamo dipendenti modello che non aspirano a una promozione.
La rinuncia. È la condizione che raggiungiamo ritagliandoci una nicchia in cui sopravvivere senza condividere i fini ultimi e i mezzi della società.
La ribellione. È la forma di rifiuto del conformismo. Rifiutiamo sia gli obiettivi culturali sia i mezzi per raggiungerli, cercando di sostituirli con nuovi obiettivi e nuovi mezzi, per cambiare la società e i suoi valori.
Adattarci è stressante, ma possiamo scegliere se e come farlo. Abbiamo una libertà che Oreste non ha mai avuto: quella di scegliere una meta provvisoria, più o meno lontana. E di raggiungerla percorrendo una strada lineare, o facendo soste e deviazioni quando sentiamo di non farcela più.
Il filo continua 🧵
Per approfondire, dai un'occhiata a questi contenuti che non abbiamo fatto noi.
Il canale YouTube di Marcello Ascani
Nei suoi video Ascani parla di aziende, di lavoro, di soldi e di tecnologia, ma soprattutto di come queste e altre cose interagiscono e funzionano. A volte ci mostra il dietro le quinte degli uffici; altre volte ci racconta la vita di influencer, designer, imprenditori; altre ancora prova a rispondere a domande popolarissime, tra cui: “Come si diventa ricchi?”.
Cosa pensavi di fare
Scritto da Carlo Mazza Galanti, è «un librogame sulla precarietà e sulle grandi scelte del nostro tempo: quelle che abbiamo fatto, quelle che avremmo voluto fare, quelle che non faremo mai». Chi legge può decidere come andranno le cose, saltando capitoli o regredendo nella storia in base alle indicazioni fornite dall’autore e dalle proprie inclinazioni.
Smetto quando voglio
È un film del 2014 di Sidney Sibilia. Parla di un gruppo di ricercatori universitari alle prese con la precarietà cronica: ci sono dei latinisti diventati benzinai, un chimico che fa il lavapiatti, un economista ridotto ad applicare le proprie abilità di calcolo al poker, un archeologo malpagato e un antropologo sfasciacarrozze. Uniti da insoddisfazione e disillusione, troveranno una soluzione poco ortodossa per tirare avanti.
The Rookie
John Nolan ha avuto un percorso di vita lineare: è diventato proprietario di una società nel settore delle costruzioni, si è sposato e ha avuto un figlio. Ma dopo il divorzio la linea perfettamente dritta della sua esistenza comincia a deviare: a 45 anni decide di trasferirsi a Los Angeles per inseguire il sogno di diventare poliziotto. Si vede su Netflix.
Grand Hotel Cristicchi
È il terzo album di Simone Cristicchi, pubblicato nel 2010. Contiene le tracce La vita all’incontrario e L’ultimo Walzer, che raccontano percorsi di vita opposti, ma simili tra loro: entrambi cominciano quando stanno per finire; in entrambi c’è un po’ di amarezza, ma anche un lieto fine. Contiene anche Meno male, manifesto canoro dell’incertezza che avvolge il presente, e Genova Brucia, che racconta le proteste del 2001 contro il G8. Contiene anche Carla Bruni, che male non fa.
Le altre puntate, su altre cose
Dietro Filo ci siamo noi: ci piacerebbe se ci fossi anche tu. Facci sapere cosa funziona e quello che dovremmo migliorare.
Bibliografia
Beck U., I rischi della libertà. L’individuo nell’epoca della globalizzazione, Bologna, Il Mulino, 2000;
https://www.treccani.it/enciclopedia/arousal_(Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica)/
Merton R. K., Teoria e struttura sociale, Bologna, Il Mulino, 2000.