Buongiorno, leggo in ritardo questa mail. Di solito divoro la vostra newsletter ma questa purtroppo รจ rimasta nascosta nei meandri della Kia caselle mail fino ad oggi. Il dialogo con Gheno รจ davvero interessante, ma vorrei approfittare per chiedervi, da esperti di psicologia, cosa pensate delle teorie della stessa Gheno e alcune sue iniziative come ad esempio l'utilizzo dello "ษ" e le battaglie per il linguaggio inclusivo. Io, da profano, ho come il timore che possano alimentare ansie ed atteggiamenti vittimisti che prima non esistevano. In pratica si confeziona una soluzione ad un problema che non c'era e questi inevitabilmente finirร col fare breccia nelle menti di qualcuno. Mi spiego meglio (spero): la lingua รจ un'identitร astratta che dovremmo essere d'accordo non giudica nessuno, semmai รจ il parlante che puรฒ farlo attraverso anche l'uso specifico di certi vocaboli, ma questo รจ un altro discorso. Il genere grammaticale e in particolar modo il maschile non marcato, i linguisti, ci insegnano non essere nati per sminuire il genere grammaticale femminile e anche la teoria che il maschile non marcato influenzi i comportamenti della societร รจ ampiamente confutato dall'esistenza di lingue nelle quali ad essere non marcato รจ il femminile (vedi alcune lingue antiche parlate ancora dai nativi americani) parlate da societร dove comunque si riscontrano le stesse dinamiche sociali tra uomini e donne. Io penso, modestamente, che insegnare che la lingua non giudica, ma che รจ il frutto di uno sviluppo spontaneo lungo migliaia di anni non per forza legato alle questioni di genere, sarebbe decisamente piรน salutare che assecondare donne e non binari nelle loro preoccupazioni. Se io legittimo queste ansie significa che sto dicendo alla persona che la societร ha realmente un problema con lui, che la lingua la giudica (e magari la offende) e che inevitabilmente sia normale aspettarsi che a cambiare sia l'intera societร , con annesso stravolgimento dei canoni linguistici. Non sarebbe molto piรน professionale e concreto insegnare che รจ meglio cambiare le nostre errate convinzioni, anzichรฉ aspettarsi un cambiamento esterno che probabilmente mai avverrร , se non altro non in misura universale. Voi da professionisti della salute mentale cosa ne pensate? Ne approfitto per ringraziarvi per il lavoro che fate.
Mail Graditissima e per nulla "pleonastica" ๐ davvero un ottimo lavoro, grazie
Grazie Nunzia (e scusa per il ritardo di mesi nella risposta, ce l'eravamo persa) ๐
sono molto contenta di ricevere il filo, leggo con molta attenzione, grazie
Grazie Laura, siamo molto felici di saperlo. E scusa se ci abbiamo messo cosรฌ tanto a rispondere. Un abbraccio!
Buongiorno, leggo in ritardo questa mail. Di solito divoro la vostra newsletter ma questa purtroppo รจ rimasta nascosta nei meandri della Kia caselle mail fino ad oggi. Il dialogo con Gheno รจ davvero interessante, ma vorrei approfittare per chiedervi, da esperti di psicologia, cosa pensate delle teorie della stessa Gheno e alcune sue iniziative come ad esempio l'utilizzo dello "ษ" e le battaglie per il linguaggio inclusivo. Io, da profano, ho come il timore che possano alimentare ansie ed atteggiamenti vittimisti che prima non esistevano. In pratica si confeziona una soluzione ad un problema che non c'era e questi inevitabilmente finirร col fare breccia nelle menti di qualcuno. Mi spiego meglio (spero): la lingua รจ un'identitร astratta che dovremmo essere d'accordo non giudica nessuno, semmai รจ il parlante che puรฒ farlo attraverso anche l'uso specifico di certi vocaboli, ma questo รจ un altro discorso. Il genere grammaticale e in particolar modo il maschile non marcato, i linguisti, ci insegnano non essere nati per sminuire il genere grammaticale femminile e anche la teoria che il maschile non marcato influenzi i comportamenti della societร รจ ampiamente confutato dall'esistenza di lingue nelle quali ad essere non marcato รจ il femminile (vedi alcune lingue antiche parlate ancora dai nativi americani) parlate da societร dove comunque si riscontrano le stesse dinamiche sociali tra uomini e donne. Io penso, modestamente, che insegnare che la lingua non giudica, ma che รจ il frutto di uno sviluppo spontaneo lungo migliaia di anni non per forza legato alle questioni di genere, sarebbe decisamente piรน salutare che assecondare donne e non binari nelle loro preoccupazioni. Se io legittimo queste ansie significa che sto dicendo alla persona che la societร ha realmente un problema con lui, che la lingua la giudica (e magari la offende) e che inevitabilmente sia normale aspettarsi che a cambiare sia l'intera societร , con annesso stravolgimento dei canoni linguistici. Non sarebbe molto piรน professionale e concreto insegnare che รจ meglio cambiare le nostre errate convinzioni, anzichรฉ aspettarsi un cambiamento esterno che probabilmente mai avverrร , se non altro non in misura universale. Voi da professionisti della salute mentale cosa ne pensate? Ne approfitto per ringraziarvi per il lavoro che fate.