Maledetta scienza (con Barbascura X)
Questa è Filo, la newsletter che districa le cose che ingarbugliano i pensieri. Esce una volta al mese, ma quella volta si diverte 🙂
Oggi parliamo di dubbi
La scienza ha la simpatica abitudine di farci vivere più a lungo. Una bambina che nasce oggi in Italia ha la ragionevole speranza di arrivare a 85 anni, circa il doppio dell’età a cui poteva aspirare il suo bisnonno nato nel 1923.
Gran parte del merito va ai pacemaker, alle trasfusioni, alle creme solari, agli antibiotici e a tante altre cose che prima non c’erano, e che sono state inventate da persone che indossavano un camice bianco e un paio di occhiali (indossavano anche cose diverse).
Questo farebbe pensare che “la scienza” si sia guadagnata la nostra fiducia. Ma su molte questioni c’è un grosso divario tra il consenso scientifico (cioè l'opinione condivisa dalla maggioranza degli scienziati di un campo di studio, in un dato momento) e quello popolare. Ad esempio, il 97% della comunità scientifica sostiene l’evoluzione come teoria dominante per spiegare la diversità biologica. E Il 99% che l’attuale periodo di riscaldamento globale sia causato dall’essere umano.
Ma Il consenso tra l’opinione pubblica è più basso: secondo uno degli ultimi sondaggi, la percentuale delle “persone comuni” che credono nell’evoluzione varia dal 43% della Malesia all’88% del Giappone (in Italia siamo al 75%).
Dove nasce questa distanza?
Ovviamente c’entra il cervello
Secondo una ricerca pubblicata nel 2022, ci sarebbero quattro ragioni principali per cui rifiutiamo le informazioni scientifiche.
1. Non ci fidiamo degli scienziati.
La scienza progredisce per esperimenti, errori e cambi di rotta. Questa verità, semplificata all’osso, può diventare un’arma per screditare le raccomandazioni scientifiche: visto che ogni tanto sbaglia, non ha senso darle retta.
Gli “scienziati” sono spesso associati a istituzioni (come i governi) o aziende (come le “case farmaceutiche”) che stanno attraversando grosse crisi di sfiducia: se pensiamo che la fonte sia corrotta, facciamo meno fatica a ignorarla. Gioca un ruolo l’effetto Dunning-Kruger: una distorsione cognitiva che ci fa credere di sapere più cose su una materia di quanto effettivamente ne sappiamo.
2. Le informazioni contrastano con quello in cui crediamo.
Quando veniamo a conoscenza di una info che va in conflitto con le nostre convinzioni, rifiutarla è molto più facile che rivedere un intero sistema di credenze creato nel corso degli anni.
Gli atteggiamenti che nascono dai principi morali sono particolarmente difficili da cambiare: la ricerca prende ad esempio quelle persone che hanno un rapporto con la natura molto profondo, e che vedono in alcune innovazioni tecnologiche, come i vaccini o gli OGM, una manomissione dell’ordine delle cose.
3. Le informazioni contrastano con il nostro gruppo sociale.
I gruppi sociali di cui facciamo parte hanno una grande influenza sulla nostra identità. Se una ricerca ci sembra minacciare la posizione o gli interessi del gruppo, potremmo decidere di rigettarla.
Ad esempio, la comunità delle persone che usano videogiochi è più propensa a ignorare le prove scientifiche che parlano dei danni dei videogiochi (e viceversa, chi non ne fa parte tende a rigettare gli studi che li associano a dei benefici).
4. Il messaggio non è efficace.
Le scienziate e gli scienziati sono spesso molto prudenti: questo contrasta con il nostro bisogno di avere risposte certe. Una notizia inventata che esprime una posizione netta può essere più convincente di una notizia vera ma piena di sfumature.
Le fake news funzionano perché sono semplici e immediatamente “digeribili”. Inoltre provocano reazioni emotive forti (come la rabbia e la paura), una caratteristica che le rende facili da diffondere e difficili da eradicare.
Quindi la comunità scientifica fatica a convincerci un po’ per colpe proprie, un po’ per colpe nostre e un po’ per il modo in cui funzioniamo. Ma nonostante i limiti, gli errori e i difetti, di solito ha un rapporto con la realtà dei fenomeni più stretto di quello che abbiamo noi, non fosse altro perché quei fenomeni li conosce meglio.
Un esempio recente: i vaccini anti-COVID
Cosa dice la scienza
L’OMS ritiene che i vaccini siano sicuri, efficaci ed essenziali per ridurre il rischio di malattia grave o di morte da COVID-19, soprattutto nelle persone anziane o con patologie preesistenti.
Cosa è stato detto in rete
Tra le altre cose, i vaccini anti-COVID sono stati definiti “inutili”, “sperimentali”, “pericolosi” e “capaci di creare nuove varianti del virus” – bugie a cui ha cercato di rispondere l’Istituto Superiore di Sanità.
Cosa dicono i dati
A gennaio 2023, nella fascia di età compresa tra i 60 e i 79 anni, il tasso di mortalità da COVID-19 tra le persone non vaccinate era sei volte più alto di quello di chi aveva ricevuto la quarta dose da meno di 120 giorni.
20 milioni
Le morti da COVID che i vaccini hanno evitato in tutto il mondo nel primo anno della campagna vaccinale, secondo una ricerca pubblicata nel giugno del 2022.
Ricerca: Lancet
150.000
Le morti da COVID che i vaccini hanno evitato in Italia, secondo un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità.
Rapporto: ISS
Più che “scienza maledetta”, forse è “scienza detta male”
Questi dati ci insegnano che il lavoro della comunità scientifica non si ferma mai alla scoperta: per avere un impatto positivo sulla società deve convincere le persone che vivono al suo esterno, e che a volte vengono portate fuori strada. Dalla politica, dai giornali, o semplicemente dalle proprie emozioni.
Ne abbiamo parlato con Barbascura X (@barbascura_x), che è un divulgatore scientifico, un artista, uno scrittore e un pirata. Il suo stile di comunicazione è molto lontano dallo stereotipo del “documentarista” (davvero molto), ma proprio per questo riesce a coinvolgere e a informare un certo tipo di pubblico – pubblico che probabilmente non sarebbe altrettanto coinvolto da un approccio più tradizionale.
Questo vale per la scienza
Ma cosa possiamo fare noi?
Nella prima puntata di questa newsletter, che parlava del rapporto tra le notizie e il benessere mentale, avevamo dato due consigli che possiamo riciclare: affidarsi a fonti affidabili e diffidare degli articoli che sembrano scritti per scatenare reazioni emotive.
Un’altra strategia è imparare le tecniche che stanno dietro all’anti-scienza. L’Università Eötvös Loránd di Budapest ha chiesto alle persone di inventare collegamenti complottistici tra due eventi scelti a caso, dimostrando che l’esercizio aiutava a riconoscere le teorie del complotto incontrate in seguito. Forse perché se sappiamo com’è fatta una cosa riusciamo a vederla in modo più attento.
Se invece incontriamo qualcuno che diffonde una notizia antiscientifica – capita spesso sui social, ma anche ai pranzi di Natale – è importante resistere alla tentazione di “blastarlo”, cioè di ridicolizzarlo sulla base di una presunta superiorità intellettuale.
Finiremmo soltanto per metterlo sulla difensiva: lo ha spiegato bene Peter McIndoe, che per quattro anni è stato il capo di un finto movimento complottista basato sulla non esistenza degli uccelli.
È invece più produttivo usare un approccio empatico. Parti facendo domande (“Dove hai letto questa notizia?”, “Come ti fa sentire?”) e poi leggi o ascolta la risposta che ti viene data, per capire dove nasce quel ragionamento. A quel punto apriti al confronto, invitandolo a esaminare anche i dati in tuo possesso e a separare le prove dai pregiudizi, per arrivare alla conclusione più logica tra quelle possibili.
Il filo continua 🧵
Per approfondire, dai un'occhiata a questi contenuti che non abbiamo fatto noi.
Il canale YouTube di Barbascura X
È pieno di contenuti scientifici spiegati male (secondo l’autore) e spiegati bene (secondo noi). Si parla di natura, ecosistemi, evoluzione e complotti, ma soprattutto di animali brutti. Non per chiunque e va bene così.
Il canale YouTube di Dario Bressanini
Bressanini è un chimico e un divulgatore che mescola spesso scienza e cultura pop, come Barbascura, e che ha grande successo, come Barbascura, pur parlando di argomenti molto diversi in modo molto diverso. Utile anche solo per fare il confronto.
Ci vuole una scienza
È il podcast curato e condotto dalla divulgatrice Beatrice Mautino e dal giornalista Emanuele Menietti. Spesso le puntate partono da questioni scientifiche arrivate sui giornali in modo sbrigativo, cercando di rimediare. Puoi ascoltarlo sulle principali piattaforme di streaming.
Go Viral!
È un gioco online che insegna a diffondere notizie false legate alla pandemia, naturalmente a fini educativi: l’idea è sempre capire come sono fatte per imparare a riconoscerle. La traduzione italiana è un po’ imprecisa, ma non abbastanza da rovinarlo.
Breve storia di (quasi) tutto
Scritto dal divulgatore Bill Bryson, contiene effettivamente la breve storia di quasi tutto: l’origine dell’Universo, quella della Terra, le scoperte di Einstein, quelle di Newton, i dinosauri, i vulcani, l’evoluzione, la vita. È un libro molto semplice da leggere e a tratti anche divertente.
Le altre puntate, su altre cose
Dietro Filo ci siamo noi: ci piacerebbe se ci fossi anche tu. Facci sapere cosa funziona e quello che dovremmo migliorare.